Anche Piero Ciampi l'ho scoperto da poco, anzi fino a qualche anno fa non sapevo neppure della sua esistenza. Neppure mia madre, che un po' di cantautori italiani degli anni Sessanta e Settanta li conosce, non conosceva Piero Ciampi o Piero Litaliano, come si faceva chiamare nel suo primo album.
Strano a dirsi ma l'ho scoperto girando su myspace: una delle prime canzoni che ho sentito è stata "Ha tutte le carte in regola" e mi è rimasto subito impresso il verso:
"(...) Divide la sua cena
con pittori ciechi, musicisti sordi,
giocatori sfortunati, scrittori monchi".
Piero Ciampi viene considerato essenzialmente un poeta che si è trovato invischiato, o che si è lasciato invischiare, con il mondo delle "canzoni leggere", non certo un musicista o un cantante: eppure, devo dire che una delle prime cose che mi colpisce di Ciampi è la sua voce, così autentica, così sua.
Qualche mese fa ho letto un libro su di lui e mi sono ascoltata un po' di sue cose.
Al di là della sua vita privata, dei suoi problemi e vicissitudini esistenziali, è soprattutto la sincerità quello che più mi piace di questo artista, come canta, come scrive, come sta davanti ad un microfono o ad una telecamera, come squarcia il pirandelliano cielo di cartone.
I cantautori sono un po' tutti poeti mancati, perchè la poesia è la cosa più scomoda che possa esserci oggi, in epoca industriale, post-moderna o post-post moderna che sia.
Ciampi non lo è stato un poeta mancato: non ci vuole molto ad accorgersi di come fa a cazzotti con la struttura musicale delle sue canzoni, le note, la musica è tutta sovra-struttura di cui si percepisce l'inutilità, per quanto ben suonata e, molto spesso, arrangiata magistralmente.
E' sempre lui a farla franca perchè ha tutta la forza della parola dalla sua.
Insomma, lui sì che aveva tutte le carte in regola per essere un artista.
Strano a dirsi ma l'ho scoperto girando su myspace: una delle prime canzoni che ho sentito è stata "Ha tutte le carte in regola" e mi è rimasto subito impresso il verso:
"(...) Divide la sua cena
con pittori ciechi, musicisti sordi,
giocatori sfortunati, scrittori monchi".
Piero Ciampi viene considerato essenzialmente un poeta che si è trovato invischiato, o che si è lasciato invischiare, con il mondo delle "canzoni leggere", non certo un musicista o un cantante: eppure, devo dire che una delle prime cose che mi colpisce di Ciampi è la sua voce, così autentica, così sua.
Qualche mese fa ho letto un libro su di lui e mi sono ascoltata un po' di sue cose.
Al di là della sua vita privata, dei suoi problemi e vicissitudini esistenziali, è soprattutto la sincerità quello che più mi piace di questo artista, come canta, come scrive, come sta davanti ad un microfono o ad una telecamera, come squarcia il pirandelliano cielo di cartone.
I cantautori sono un po' tutti poeti mancati, perchè la poesia è la cosa più scomoda che possa esserci oggi, in epoca industriale, post-moderna o post-post moderna che sia.
Ciampi non lo è stato un poeta mancato: non ci vuole molto ad accorgersi di come fa a cazzotti con la struttura musicale delle sue canzoni, le note, la musica è tutta sovra-struttura di cui si percepisce l'inutilità, per quanto ben suonata e, molto spesso, arrangiata magistralmente.
E' sempre lui a farla franca perchè ha tutta la forza della parola dalla sua.
Insomma, lui sì che aveva tutte le carte in regola per essere un artista.
Nessun commento:
Posta un commento